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Nuova Romano Bolzicco SpA
Progetto Imhotep
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Informazioni sul candidato
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Ragione sociale
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Nuova Romano Bolzicco SpA
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Settore
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Termovalorizzazione di rifiuti
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Riferimento
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Roberto Lovato - lovatoroberto@crabo.it
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Sito web
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www.crabo.it
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Attività
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L'azienda Nuova Romano Bolzicco SpA è un termovalorizzatore sito a Manzano (UD), nel distretto industriale noto come 'triangolo della sedia', che rappresenta uno dei maggiori traini dell'economia regionale e di quel miracolo del Nord-Est invidiatoci in tutto il mondo. In esso si producono circa 60 milioni di sedie all'anno e si contano più di mille aziende, spesso a conduzione familiare.
Uno dei maggiori problemi che tale realtà industriale si trova oggi ad affrontare è costituito dallo smaltimento dei rifiuti. La produzione annua di rifiuti nel distretto è così quantificabile: 4000 ton. di croste di vernici solide derivanti dalla pulizia delle cabine di verniciatura, circa 4000 ton. di imballaggi non ulteriormente riciclabili quali cartoni, pallet, reggette, film, plastici a cui si aggiungono stracci e altri materiali combustibili ed infine circa 130000 ton. di scarti di legno di cui 12000 non più riciclabili.
La Nuova romano Bolzicco SpA è un impianto di termoutilizzo degli scarti della lavorazione del legno che, non solo risponde efficacemente ed efficientemente alla primaria esigenza di smaltimento dei rifiuti del distretto a prezzi ridotti, ma produce, in cogenerazione, energia elettrica e termica.
L'impianto di termovalorizzazione della Nuova Romano Bolzicco SpA ha la presunzione di essere il nucleo centrale di una soluzione impiantistica più articolata che include ulteriori servizi di distretto e che permette il recupero energetico tramite lo smaltimento dei residui del processo produttivo dell'area della sedia e ulteriori utenze, che vanno ad eliminare alcune fonti di emissioni inquinanti, in particolare le attuali ed inefficienti caldaie a legna con progressivo miglioramento delle condizioni delle emissioni in atmosfera fino alla realizzazione di attività industriali che usufruiscono del calore di risulta dell'impianto ed la contemporanea riduzione della produzione di CO2 a parità di servizi resi, nell'ottica del protocollo di Kyoto.
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Certificazioni candidato
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L'impianto sta muovendo i primi passi per acquisire l'ISO 14001.
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Controllo gestione
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Certificazioni prodotto
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Informazioni sull'innovazione
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Titolo dell'innovazione
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Progetto Imhotep
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Presentazione dell'innovazione
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L'impianto di termovalorizzazione 'DJOSER' della Nuova Romano Bolzicco può essere considerato come il primo passo verso la costituzione di un vero e proprio polo energetico integrato, il progetto Imhotep, atto a trasformare i rifiuti da onere a vera e propria risorsa per l'intero distretto. Infatti, l'impianto di termoutilizzo dei rifiuti industriali presenta una turbina a vapore in due stadi con possibilità di spillamento intermedio di vapore per la produzione di energia termica oltre che di quella elettrica. Detta predisposizione può essere utilizzata per alimentare una rete di teleriscaldamneto (progetto ATON) per sopperire ai fabbisogni termici di riscaldamento e ai cicli tecnologici di alcune imprese del distretto industriale. Inoltre si è pensato di utilizzare il fluido di dissipazione del condensatore altrimenti disperso per alimentare le batterie di scambio di due tunnel di essiccazione del legno (progetto AMON-RA) visto il grande quantitativo di legno essiccato richiesto dalle aziende costrette per buona parte ad approvvigionarsi all'esterno del distretto stesso.
Accanto ai notevoli vantaggi economici legati all'ottenimento di energia pressoché gratuita, dal punto di vista ambientale, questo sistema permetterebbe la mancata emissione in atmosfera dei prodotti della combustione delle singole centrali. Un sistema di questo tipo deve necessariamente prevedere un gruppo di continuità nel servizio di erogazione dell'energia ed è quindi prevista una centrale di integrazione e stand-by (progetto HORUS) della rete di teleriscaldamento, dei tunnel di essiccazione e della serra di floricoltura.
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Progettista
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Il gruppo di ricerca di impiantisti del dipartimento di Energetica e Macchine, da anni impegnato nello studio dello smaltimento dei rifiuti, ha studiato e progettato l'impianto di termovalorizzazione dei rifiuti del distretto industriale di Manzano (UD).
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Innovazione di
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Sistema
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Descrizione dell'innovazione
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Il progetto del polo energetico integrato, noto come progetto Imhotep, prevede la realizzazione di impianti in successione, che concorrono a definire un sistema integrato di distretto unico nel suo genere. Il principio informatore, che ne è alla base, prevede di tenere in costante considerazione tre aspetti: esigenze del distretto industriale, migliore impiantistica disponibile e avanzamento tecnologico e scientifico del comprensorio.
VEDERE SCHEMA SU COPIA CARTACEA.
Il termovalorizzatore della Nuova Romano Bolzicco SpA, denominato progetto Djoser, già realizzato e collaudato, costituisce il nucleo centrale e più importante del sistema. Esso risponde alla necessità di provvedere allo smaltimento dei rifiuti industriali della lavorazione del legno nel distretto, quali morchie di verniciatura, imballaggi e scarti lignei, ed è costituito da un termoutilizzatore a combustione controllata per la produzione in cogenerazione di energia elettrica e termica.
Nella tabella sottostante sono riassunti i dati tecnici, i benefici per il distretto e la valenza innovativa dal punto di vista scientifico-tecnologico.
VEDERE TABELLA SU COPIA CARTACEA
Detto impianto è stato concepito, già nella sua impstazione concettuale e strategica, per il massimo utilizzo energetico in termini di rendimento di I e II principio, individuando sin dall'inizio gli ulteriori implementi a valenza energetico-ambientale in relazione alle esigenze specifiche e alle peculiarità del distretto.
Nella configurazione attuale, con la produzione di sola energia elettrica, il sistema Djoser ha un rendimento di I principio del 16%, in considerazione dei bassi rendimenti delle turbine a vapore di piccola taglia. La turbina a vapore consta, tuttavia, di due stadi; detta predisposizione può essere utilizzata per l'alimentazione di una rete di teleriscaldamento, costituendo il progetto ATON.
Accanto ai vantaggi in termini di rendimenti energetici derivanti dall'integrazione dell'originale con il successivo progetto ATON, la rete di teleriscaldamento comporterebbe per le aziende del distretto notevoli benefici, in termini di minori costi di approvvigionamento dell'energia e assenza di centrale termica di proprietà, con relativi problemi di gestione (approvvigionamento, manutenzione, sicurezza, controllo emissioni).
Dal punto di vista impiantistico, il progetto offre l'opportunità di studiare e realizzare una rete di nuova concezione a monotubo, con prestazioni energetiche doppie rispetto alle reti tradizionali in considerazione della possibilità di usufruire di un polo energetico di integrazione per l'innalzamento della temperatura del fluido termovettore.
Le principali caratteristiche del progetto ATON sono riassunte nella tabella sottostante:
VEDERE TABELLA SU COPIA CARTACEA.
L'ulteriore evoluzione Imhotep prevede l'integrazione del nucleo di termovalorizzazione con due tunnel di essiccazione, il cui progetto viene denominato progetto AMON-RA. Il loro concepimento nasce dall'esigenza del distretto di grandi quantitativi di legname essiccato (180.000 ton./anno) per la realizzazione delle sedie, che attualmente viene ottenuto grazie all'impegno di piccoli impianti a cella, alimentati a combustibile tradizionale. Si è quindi pensato di usufruire del fluido di dissipazione del condensatore che consente la chiusura del ciclo vapore del termoutilizzatore e che andrebbe disperso per alimentare le batterie di scambio di due tunnel di essiccazione di grande taglio. Così facendo, la necessità di dissipazione termica in Djoser si trasforma in una opportunità, divenendo per il progetto AMON-RA sorgente di energia termica gratuita e per l'intero sistema Imhotep fonte di maggiori rendimenti energetici.
La realizzazione di tale progetto comporterebbe, per il distretto industriale, la disponibilità un quantitativo di legno essiccato a costo energetico nullo pari al 23% dei fabbisogni totali, con una gestione degli approvvigionamenti di materia prima centralizzata e quindi capace di esercitare uh forte potere contrattuale nei confronti dei fornitori, oltre a rappresentare un punto di stoccaggio intermedio vicino ai produttori, con possibilità di gestione delle scorte ottimizzata al livello di intero distretto.
Le caratteristiche principali del progetto sono riassunte nella tabella sotto riportata:
VEDERE TABELLA SU COPIA CARTACEA
La rete di teleriscaldamento ed i tunnel di essiccazione risultano in competizione per quanto concerne l'energia messa a disposizione dal nucleo di termovalorizzazione: a lamentare, infatti, del valore spillato per i fabbisogni termici del teleriscaldamento, diminuisce la dissipazione di calore al condensatore e, in ultima analisi, la cessione di energia al tunnel. Si intende, quindi, operare una ottimizzazione nella scelta della taglia di questi ultimi, in funzione dell'energia termica che ATON sottrae nel periodo invernale.
Il progetto NEFTI consiste nell'affiancare al nucleo di termovalorizzazione dei rifiuti un impianto per la coltivazione in serra di piante tropicali. La possibilità di integrare queste due tipologie impiantistiche scaturisce dalla combustione dei rifiuti (35.000 Nm³/h.), con residuo contenuto entalpico a 180° C normalmente dispersi in atmosfera, a cui si contrappone la domanda di energia termica delle serre, necessaria a garantire la temperatura di coltura nei mesi invernali.
L'aspetto innovativo, accanto alla rete di scambiatori ad acqua per il recupero del contenuto entalpico dei fumi consiste nel voler immettere direttamente in serra un a piccola parte dei prodotti della combustione, opportunamente diluiti con aria esterna ed in seguito filtrati in un innovativo digestore biologico ad alghe, con lo scopo di effettuare la 'concimazione carbonica' grazie al loro apporto di CO2.
L'anidride carbonica verrebbe così sottratta alle emissioni al camino e contribuirebbe a migliorare la crescita delle piante e lo splendore delle fioriture. Se si considera che la disponibilità di CO2 può essere valutata a costo zero, così come l'energia termica, oltre che realizzarsi in maniera pressoché continua, si deduce come il vantaggio finale risulti duplice.
Mentre i progetti precedenti comportano una mancata produzione di CO2 per evitate combustioni grazie ad ottimizzazioni energetiche, il sistema NEFTI consente invece una azione diretta di riduzione dell'anidride carbonica prodotta dal nucleo Djoser.
Un'ulteriore sinergia tra la serra e l'impianto di termoutilizzo dei rifiuti può essere ottenuta prevedendo anche il riscaldamento basale mediante tubazioni d'acqua calda da applicarsi ai bancali delle coltura. Una possibile fonte è rappresentata, infatti, dalla portata di 415 m³/h. proveniente dal condensatore ed inviata alle torri di raffreddamento, in uscita dalle quali presentano temperatura proprio di 35° C.
Le caratteristiche principali del progetto NEFTI sono riassunte in tabella sottostante:
VEDERE LA COPIA CARTACEA
Un sistema produttivo così articolato ed importante quale Imhotep non può prescindere dalla necessità di continuità di erogazione dell'energia; è quindi necessario prevedere una situazione energetica sia per lo stato di stand-by del nucleo Djoser, sia per la copertura dei picchi di potenza, in particolare della rete di teleriscaldamento. La ricerca è attualmente focalizzata lungo due direttrici: la tipologia impiantistica più opportuna per le centrali di integrazione con studio di configurazioni innovative e il valore ottimale della potenza di integrazione per l'ottimizzazione dell'intero sistema Imhotep.
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Data della prima realizzazione
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La tempistica di realizzazione è riportata nel prospetto seguente:
Inizio costruzioni opere edili Primavera 1998
Autorizzazione MICA ai limiti di emissione Autunno 1998
Costruzioni elettromeccaniche Novembre 1998
Start up impianto Ottobre 1999
Messa a punto ed esercizio provvisorio Anno 2000
Collaudo definitivo Marzo 2001
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Benefici ambientali
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Altri benefici ambientali
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Sì
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No
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Minor consumo di energia non rinnovabile
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Ricorso a energie rinnovabili
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Minor consumo di materie prime non rinnovabili
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Ricorso, valorizzazione, rigenerazione di risorse locali
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Migliore utilizzo di infrastrutture esistenti
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Minor ricorso al trasporto/riorganizzazione logistica
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Riduzione, in quantità e pericolosità,
dei rifiuti prodotti
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Diminuzione di scarichi inquinanti nell'ambiente
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Valutazione dell'impatto dell'innovazione sul sistema
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Il progetto Imhotep si ripropone di migliorare l'impiantistica disponibile e l'avanzamento tecnologico e scientifico del comprensorio nel rispetto dell'ambiente. Quest'ultimo è garantito da un miglior controllo delle emissioni e ad una limitazione della produzione di CO2, cosa che soddisfa pienamente l'accordo di Kyoto (riduzione di emissioni che contribuiscono al noto 'effetto serra').
La CO2 prodotta dal termoutilizzatore (DJOSER) pari a circa 11.665 ton./anno, non è associabile a quella prodotta da combustibili tradizionali, bensì a rifiuti assimilabili a fonti rinnovabili. Di conseguenza, la combustione della parte biodegradabile di tali rifiuti produce la stessa quantità di CO2 (7.760 ton./anno) che si avrebbe con la naturale decomposizione in una discarica di rifiuti e quindi non deve essere attribuita all'impianto. LA combustione della restante parte (non biodegradabile) è da preferirsi al conferimento in discarica, non solo per la minore dannosità, ma soprattutto per la potenza elettrica netta sviluppata a regime dal termoutilizzatore di rifiuti industriali pari a 2 Mwe.
Per produrre la stessa quantità di energia elettrica, una centrale remota alimentata a metano emetterebbe in atmosfera un quantitativo totale annuo di anidride carbonica pari a circa 9080 tonnellate l'anno. A questa va aggiunta la quantità di anidride carbonica prodotta dalle 20.000 ton./anno di rifiuti che, non essendo stati bruciati nel termoutilizzatore, vengono conferiti in discarica. Anche se questi rifiuti fossero completamente biodegradabili, produrrebbero circa 70.000 ton./anno per punto tale di 16.080 ton./anno. Se invece la centrale termoelettrica fosse alimentata a olio fluido, come due dei quattro gruppi della centrale ENEL di Monfalcone che soddisfa il fabbisogno elettrico dell'aria considerato, produrrebbe una quantità annua di anidride carbonica pari a circa 12.232 ton./annue che è già superiore a quella prodotta dall'impianto di termoutilizzo.
La rete di teleriscaldamento (progetto ATON), ad integrazione dell'attuale impianto di termoutilizzazione, oltre ai benefici in termini di minori cost9i di gestione delle centrali termiche di proprietà delle singole aziende (approvvigionamento, manutenzione, sicurezza, controllo emissioni), permette la mancata emissione in atmosfera dei prodotti di combustione delle stesse. Se tali centrali termiche fossero alimentate a metano, la produzione annuale di CO2 risulterebbe pari a circa 1900 ton./anno. Se invece il combustibile tradizionale utilizzato fosse gasolio, tale produzione risulterebbe di circa 2.458 ton./anno. L'ulteriore evoluzione del sistema Imhotep prevede l'integrazione del nucleo di termoutilizzazione dei rifiuti con due tunnel di essiccazione (progetto AMON-RA). Attualmente il lavoro dei tunnel di essiccazione è svolto da piccoli impianti a cella alimentati a combustibile tradizionale. Dal punto di vista ambientale l'eliminazione delle caldaie nei piccoli ed inefficienti essiccatoi comporta una mancata produzione di anidride carbonica, pari a circa 6.120 ton./anno, se la caldaia dell'essicatore fosse alimentata a metano e pari a 7.920 ton./anno se fosse invece alimentata a gasolio.
Il progetto NEFTI consiste nell'affiancare al nucleo di termoutilizzazione dei rifiuti un impianto per la coltivazione in serra di piante tropicali. La possibilità di integrare queste due tipologie impiantistiche nasce dalla presenza di fumi di combustione aventi ancora un notevole residuo entalpico normalmente dispersi in atmosfera a cui si contrappone la domanda di energia termica delle serre, necessaria a garantire la temperatura di coltura nei mesi invernali. L'ulteriore sinergia tra la serra e l'impianto di termoutilizzazione dei rifiuti può essere ottenuta prevedendo anche un riscaldamento basale mediante tubazioni che utilizzano come fonte l'acqua proveniente dal condensatore a 55°C e che viene invece inviata alle torri di raffreddamento. Di conseguenza, il progetto NEFTI non solo evita l'inevitabile produzione di anidride carbonica che si avrebbe a causa della presenza di una caldaia (pari a circa 3.120 ton./anno nel caso la caldaia fosse alimentata a gasolio, e circa 2.410 ton./anno nel caso di alimentazione a metano), ma comporta un assorbimento diretto di anidride carbonica dai fumi di combustione pari a circa 7.760 ton./anno.
Nella figura seguente una sintesi dei vantaggi in termini di emissioni di CO2 che si ottengono con la realizzazione del sistema energetico del distretto.
VEDERE GRAFICO SU COPIA CARTACEA
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Altri attori sociali coinvolti per la promozione e lo
sviluppo dell'innovazione
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La progettazione e lo sviluppo del progetto è seguito dall'Università degli Studi di Udine.
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Politiche di comunicazione ambientale e sociale adottate
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